Il diritto allo studio deve essere garantito a tutte e tutti, ma oggi borse di studio insufficienti, tasse elevate e servizi carenti sono sempre più penalizzanti. Servono investimenti concreti: più fondi per garantire borse a tutti gli idonei, soglia ISEE a 30.000 euro, abolizione dell’ISPE e servizi reali come mensa, casa, trasporti, sanità. Vogliamo trasporti gratuiti per chi ne ha bisogno, mense accessibili e un sistema sanitario universitario efficace. Studiare deve essere un diritto, non un privilegio: basta misure parziali, serve un vero cambio di rotta.
La crisi abitativa colpisce duramente gli studenti, soprattutto i fuori sede, costretti a ricorrere al mercato privato, dove gli affitti sono spesso insostenibili. Con una media di 461 euro al mese per una stanza singola, senza spese incluse, il diritto allo studio rischia di diventare un privilegio per pochi. Servono investimenti strutturali per creare nuovi alloggi pubblici e un ente nazionale che pianifichi la costruzione di studentati, monitorando anche le strutture esistenti. Chiediamo l’aumento del fondo affitti di almeno 50 milioni, una regolamentazione che limiti le locazioni brevi, incentivi il canone concordato e contrasti gli immobili sfitti. Il diritto alla casa è essenziale per garantire davvero il diritto allo studio: servono interventi immediati e strutturali.
Per un’università che metta al centro i diritti di tutti, con spazi safe e CAV universitario. - Gli spazi safe negli atenei sono un tema centrale, emerso anche dall’indagine “La tua voce conta”, da noi promossa per analizzare la percezione di sicurezza negli ambienti universitari. I dati raccolti evidenziano come la presenza di presidi antiviolenza contribuisca a creare spazi più sicuri e a incentivare le segnalazioni. Riteniamo essenziale l’istituzione di punti di ascolto antiviolenza all’interno delle università, con supporto psicologico e legale, in collaborazione con i centri presenti sul territorio. A ciò si affianca la proposta di percorsi di educazione affettiva, sessuale e al consenso, rivolti a tutta la comunità accademica. La promozione di ambienti universitari inclusivi e sicuri passa dalla formazione e dalla sensibilizzazione, che auspichiamo siano integrate nei programmi formativi ordinari.
Gli spazi safe negli atenei sono un tema centrale, emerso anche dall’indagine “La tua voce conta”, da noi promossa per analizzare la percezione di sicurezza negli ambienti universitari. I dati raccolti evidenziano come la presenza di presidi antiviolenza contribuisca a creare spazi più sicuri e a incentivare le segnalazioni. Riteniamo essenziale l’istituzione di punti di ascolto antiviolenza all’interno delle università, con supporto psicologico e legale, in collaborazione con i centri presenti sul territorio. A ciò si affianca la proposta di percorsi di educazione affettiva, sessuale e al consenso, rivolti a tutta la comunità accademica. La promozione di ambienti universitari inclusivi e sicuri passa dalla formazione e dalla sensibilizzazione, che auspichiamo siano integrate nei programmi formativi ordinari.
L’internazionalizzazione è un aspetto fondamentale per arricchire il percorso accademico e personale degli studenti. Programmi come Erasmus+ favoriscono lo scambio culturale e il confronto tra sistemi educativi, ma restano ostacoli legati all’accessibilità economica. Molti studenti rinunciano alla mobilità per motivi finanziari, poiché le borse attuali non coprono tutte le spese. Proponiamo l’aumento dei fondi per garantire un sostegno completo, con particolare attenzione a chi proviene da contesti svantaggiati. È inoltre necessario rafforzare i servizi dedicati alla mobilità internazionale, assicurando supporto efficace sia in entrata che in uscita. L’impegno per l’internazionalizzazione deve includere anche il sostegno agli studenti globali e la promozione della libertà accademica, in dialogo con reti internazionali di rappresentanza studentesca.
L’internazionalizzazione è un aspetto fondamentale per arricchire il percorso accademico e personale degli studenti. Programmi come Erasmus+ favoriscono lo scambio culturale e il confronto tra sistemi educativi, ma restano ostacoli legati all’accessibilità economica. Molti studenti rinunciano alla mobilità per motivi finanziari, poiché le borse attuali non coprono tutte le spese. Proponiamo l’aumento dei fondi per garantire un sostegno completo, con particolare attenzione a chi proviene da contesti svantaggiati. È inoltre necessario rafforzare i servizi dedicati alla mobilità internazionale, assicurando supporto efficace sia in entrata che in uscita. L’impegno per l’internazionalizzazione deve includere anche il sostegno agli studenti globali e la promozione della libertà accademica, in dialogo con reti internazionali di rappresentanza studentesca.
L’internazionalizzazione è un aspetto fondamentale per arricchire il percorso accademico e personale degli studenti. Programmi come Erasmus+ favoriscono lo scambio culturale e il confronto tra sistemi educativi, ma restano ostacoli legati all’accessibilità economica. Molti studenti rinunciano alla mobilità per motivi finanziari, poiché le borse attuali non coprono tutte le spese. Proponiamo l’aumento dei fondi per garantire un sostegno completo, con particolare attenzione a chi proviene da contesti svantaggiati. È inoltre necessario rafforzare i servizi dedicati alla mobilità internazionale, assicurando supporto efficace sia in entrata che in uscita. L’impegno per l’internazionalizzazione deve includere anche il sostegno agli studenti globali e la promozione della libertà accademica, in dialogo con reti internazionali di rappresentanza studentesca.
La crisi climatica è una sfida centrale del nostro tempo e richiede il coinvolgimento attivo degli atenei, che possono assumere un ruolo guida nella promozione della sostenibilità ambientale e sociale. Proponiamo che le università rendano trasparenti i finanziamenti ricevuti e rivedano i rapporti con aziende ad alto impatto ambientale, privilegiando partner in linea con criteri di sostenibilità. È fondamentale adottare strategie per ridurre le emissioni e investire in fonti rinnovabili, seguendo esempi virtuosi già presenti. Chiediamo inoltre l’inserimento nei percorsi formativi di insegnamenti obbligatori sulla crisi climatica e la sostenibilità. L’università può così contribuire alla formazione di cittadini consapevoli, promuovendo comportamenti responsabili, la riduzione degli sprechi e una mobilità sostenibile a misura di studente.
Il numero chiuso rappresenta un limite significativo all’accesso all’istruzione universitaria, contribuendo a un sistema che rischia di essere percepito come esclusivo. In un contesto democratico, l’accesso alla formazione deve essere garantito a tutti, indipendentemente dalle condizioni socio-economiche. L’attuale modello selettivo, spesso giustificato in nome del merito, tende a favorire chi parte da una posizione di vantaggio, senza considerare le disuguaglianze strutturali esistenti. Pur consapevoli delle complessità organizzative legate a un’eventuale riforma — come la gestione degli spazi o delle attività pratiche — riteniamo che queste sfide debbano essere affrontate con investimenti adeguati nel sistema universitario. Sosteniamo un’università pubblica, aperta e accessibile, dove il diritto allo studio sia effettivamente garantito a tutte e tutti.
Le università devono impegnarsi concretamente per tutelare e promuovere la salute mentale degli studenti, riconoscendo che la pressione sociale e accademica può creare situazioni di disagio. Fino a pochi anni fa, il supporto psicologico nelle università era scarsamente presente, ma negli ultimi anni sono stati compiuti progressi grazie a leggi regionali e a proposte di legge che hanno introdotto figure professionali. Tuttavia, le risorse sono ancora insufficienti. Riteniamo che ogni ateneo debba garantire la presenza di professionisti dedicati alla salute mentale, con un impegno strutturale e stabile, senza ricorrere a risorse straordinarie. È fondamentale anche integrare i servizi di supporto psicologico con le realtà locali, per renderli facilmente accessibili a tutti gli studenti, fisicamente ed economicamente. Solo con investimenti mirati e una forte sinergia tra piani nazionali e locali sarà possibile offrire un servizio adeguato alla salute mentale.